venerdì 23 marzo 2012

Eutanasia, cosa ne pensava Ippocrate

10/12/2008


L’eutanasia è uno degli argomenti più delicati che da tempo anima la diatriba tra laici e cattolici:è giusto prolungare le sofferenze di un corpo ridotto a feticcio di vita, a vegetale? Il testamento biologico è continuamente posto all’attenzione del Parlamento senza che si riesca a prendere una decisione definitiva.
Per farsi un’idea può essere utile conoscere quale era il pensiero di Ippocrate, il più celebre medico di tutti i tempi, sulla spinosa questione.
Egli per primo liberò la medicina dalle pratiche magiche e dagli oracoli, ai quali si rivolgevano i sofferenti in cerca di sollievo. Invece di cercare l’origine dei malanni negli influssi nefasti degli astri, insegnò ad interrogare il corpo, ad ascoltare le pulsazioni, affidandosi al metodo scientifico.
Il sommo maestro non pronuncia sentenze definitive, bensì dispensa consigli che denotano una saggezza ed un pragmatismo oggi sconosciuti, egli non si sente di dire al medico di insistere nell’accanimento terapeutico, ma nemmeno gli riconosce il diritto di sopprimere una vita umana. Combattere il dolore è una buona missione, ma senza esagerare. Ammonisce ognuno di noi a “fare amicizia con la morte”, perché essa è il giusto compimento della vita e “l’immortalità non è lo scopo della medicina”.
Poche semplici parole, scolpite per l’eternità, le quali dovrebbero costituire una bussola sicura non solo per la classe medica, ma anche per l’opinione pubblica, che dovrebbe essere libera di poter decidere il proprio destino.

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