lunedì 19 marzo 2012

Fatti e misfatti di Napoli

12/6/2007


Folla delle grandi occasioni per la presentazione nella mitica Saletta rossa, ritornata per una sera ai fasti del passato, del libro di Marco De Marco sulla Napoli da Lauro a Bassolino, una rivisitazione coraggiosa anche se tardiva della storia recente della città, dall’eccidio dei monarchici all’infinita emergenza dei rifiuti.
L’autore vuole scontare con questa lucida e spietata analisi un suo peccato originale:l’aver sognato da ragazzo, comunistello imberbe, un futuro radioso, ammirando il tramonto infuocato di Bagnoli prodotto dalle colate di quel mostro ecologico che si chiamava Italsider.
Nei capitoli che scorrono veloci possiamo leggere per la prima volta cose ovvie, ma che la vergognosa propaganda sinistrorsa ha falsificato negli anni, dalle Quattro giornate di Napoli, che furono tre e nelle quali i comunisti non svolsero alcun ruolo, al tanto osannato film Le mani sulla città,che ancor oggi vuol far sembrare vera la favola metropolitana di un Lauro devastatore della città, quando è ormai noto da anni che fu durante i tre anni della reggenza Correra,che, complice la D.C., Napoli fu messa a ferro e cemento impietosamente.

Il parterre dei presentatori era coordinato da Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere della Sera sceso dal Nord a miracol mostrare e nel gruppo si salvava solamente lo storico Giuseppe Galasso sobrio e provocatore, mentre i tre rappresentanti delle istituzioni i senatori Umberto Ranieri ed Antonio Polito ed il ministro Nicolais sono stati messi alla berlina da un pubblico rumoroso ed appassionato, da stadio, stipato fino all’inverosimile e nel quale  non mancava nessuno degli intellettuali di sinistra e di destra, i quali prima dell’inizio si omaggiavano, si abbracciavano e si baciavano spudoratamente, segno inequivocabile di quel consociativismo che è stato ed è tuttora  la vera iattura della città.
Sulla discussione aleggiava, mai nominato direttamente il fantasma di Bassolino il vero artefice del disastro della Campania. Finita la conferenza ed acquistato il libro, sul quale troneggia la dedica” Ad Achille con cui spesso concordo, non sempre” mi incammino per via Roma ridotta ad un vociante bazar medio orientale con negri che impuniti espongono la loro mercanzia contraffatta e giovinastri tatuati e piercingati che passeggiano spavaldamente con sguardi assassini.
Giunto in Galleria sono attratto da un crocchio di astanti arringati da una voce troneggiante. Mi avvicino e mi accorgo che il caloroso tribuno non è un no global, bensì il presidente di un’associazione che si vantava, al cospetto di migliaia di esponenti della scalcinata borghesia napoletana, intabarrata in squallidi abiti da cerimonia.
E cosa glorificava alla presenza delle istituzioni, Bassolino in testa, lo stentoreo oratore? Di aver restituito alla città la statua di Partenope sulla vetta del teatro massimo, dopo soli 40…anni di esilio, dimenticando, o forse ignorando, che Carlo III, il famigerato re borbone, in soli sei mesi, aveva fatto sorgere dal niente il San Carlo, indiscusso tempio della lirica.

E mentre la folla delle auto clacsonanti impazziva per l’ingorgo causato da questi così eleganti cittadini, si poteva chiaramente comprendere che in questa cesura tra passato glorioso e presente ignominioso è la chiave di lettura della dolorosa ed inarrestabile deriva della nostra sfortunata città.

Foto Agenzia Gemova

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