venerdì 23 marzo 2012

Gli animali hanno un’anima?

9/12/2008

Anche i leghisti, eccezionalmente, dimenticano di essere beceri celoduristi interessati solo alla strenua difesa dei loro interessi ed avanzano proposte in Parlamento, con l’appoggio della sinistra, che denotano un’anima candida, anzi a sentire le parole della promotrice, onorevole Francesca Martini, ritengono che anche gli animali la posseggano, almeno i più abituati a vivere con l’uomo come il cane, il gatto, il cavallo.
Torneremo a discutere dell’argomento, ma prima spendiamo qualche parola sulle iniziative della sottosegretaria alla salute, una piacente signora bionda, molto chic, amante dei bei vestiti e dei tacchi a spillo, proveniente da un’antica e stimata famiglia di medici e farmacisti, da sempre impegnata nel difendere i diritti degli animali, come quando, avendo letto sui quotidiani che Trenitalia si apprestava a vietare l’ingresso sui vagoni ai cani superiori ai 6 kilogrammi, si è precipitata dall’amministratore delegato Moretti, in rappresentanza di 6 milioni di proprietari e lo ha convinto a recedere dalla sua decisione.
Quindi una proposta rivoluzionaria: una mutua per i cani poveri.
“ Non è giusto che solo i ricchi possano permettersi la compagnia di un cane, bisogna dare alle persone sole ed alle famiglie disagiate pacchetti sanitari gratuiti per la salute dei loro piccoli amici”.
Fin qui le lodevoli ed originali idee della bella e combattiva deputata, ma vorrei tornare al cuore della discussione per affrontare l’argomento: anche gli animali hanno un’anima?
Fino a metà del medio evo si riteneva che la donna non possedesse un’anima e lo scopo della sua vita era unicamente legato al suo percorso terrestre senza speranza alcuna di trascendenza: tenere pulita la casa, soddisfare le pulsioni sessuali degli uomini ed assicurare la procreazione.
Nell’ambito degli studiosi Tertulliano, vissuto tra il 160 ed il 250, fu il primo a porsi il problema dell’animazione del prodotto del concepimento che trovò poi con S. Agostino una risposta accettata dalla Chiesa per molti secoli; il grande pensatore riteneva che l’animazione avvenisse prima della nascita, anche se non precisava quando. S. Alberto Magno, vissuto quasi mille anni dopo, affermava viceversa che il maschio possedeva un’anima 40 giorni dopo il concepimento, mentre una femmina dopo 90. S. Tommaso d’Aquino(1225-1274), sul cui pensiero si fonda la teologia e l’etica cristiana, sosteneva la tesi dell”animazione ritardata”, secondo la quale l’anima non poteva essere infusa al momento della fecondazione, perché la materia, il “corpo”, non è adeguatamente preparata a ricevere la forma, l”anima”, per cui si deduce che quest’ultima è infusa “dopo un certo tempo”. In tempi recenti sul problema si è espresso Jacques Maritain, il più grande filosofo cattolico del nostro secolo, il quale, nel 1973, ben conoscendo le nuove frontiere della biologia, dopo la scoperta del DNA e del corredo cromosomico, ha ritenuto un’assurdità filosofica credere che al momento del concepimento ci sia l’anima spirituale. La questione dell’animazione fu sancita definitivamente da Pio IX, il quale nel 1869 nella “Apostolicae sedis”, acclarò che, qualsiasi fosse il periodo di gestazione, il prodotto del concepimento possedeva un’anima.
Per rispondere alla domanda se esiste o meno l’anima nell’animale, oltre che nell’uomo, bisognerebbe prima capire che cosa si intende per anima, la quale dovrebbe essere un’entità immateriale, che sopravvive dopo la morte fisica. Sotto l’aspetto scientifico questa definizione potrebbe essere vera dal momento che, nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. E se questo e valido per la materia potrebbe esserlo anche per la sua componente energetica. 
Le religioni orientali  riconoscono l’anima ad ogni creatura, dotata della stessa dignità umana con la medesima possibilità di raggiungere altissimi livelli di spiritualità, indipendentemente dal corpo in cui risiede. Per i Veda tutti gli esseri viventi sono spiritualmente uguali, perché tutti nascono dalla stessa sostanza.
Erotodo affermava che gli Egizi per primi affermarono l’immortalità dell’anima e che questa trasmigra attraverso tutti gli esseri prima di incarnarsi in un corpo umano, più tardi anche Liebnitz sostenne che le anime degli animali sono imperiture. Pitagora secondo la sua dottrina della metempsicosi afferma che uccidendo un animale può accadere di uccidere il proprio stesso padre. Empedocle riteneva che negli animali s’incarnassero le anime degli uomini. Anche per Platone una sola anima passa attraverso una pluralità di vite e di corpi. Plutarco scrisse un’esauriente opera circa la somiglianza dell’uomo con gli animali. Mentre per Aristotele, non solo gli animali ma anche le piante posseggono un’anima, principio e causa del corpo vivente, sostanza reale e sorgente di movimento. E Lucrezio diceva che gli uomini sono differenti dagli animali solo nella forma fisica.
Nel seno della Cristianità il problema dell’anima degli animali viene ripreso da molti santi, tra questi S. Bernardo che chiama “spirito” l’anima degli animali. Anche S. Giovanni Crisostomo parla dell’immortalità dell’anima degli animali, mentre S. Giustino afferma che l’anima dell’uomo appartiene alla stessa natura di quella del cavallo e dell’asino.
D'altronde come potrebbe essere diversamente? Vi sono inconfutabili analogie fisiologiche e neurologiche tra noi e gli animali e, anche a livello scientifico, i grandi primati sono simili a noi per una percentuale molto alta, vicina al 90-95% dei geni.
Gli animali come l’essere umano sono in grado di procreare,  sanno a volte usare la logica, sono curiosi. La gelosia tra gli animali è molto diffusa, hanno paura, sono capaci di altruismo, giocano. A volte sanno anche mentire,  sanno fingere, hanno il senso dell’organizzazione, sono dotati di senso estetico, sanno essere grati, compassionevoli, sperano, amano, s’innamorano, s’adirano, tengono il broncio, soffrono la solitudine, la delusione, sanno essere altruisti, sanno sacrificare a volte la loro vita per gli altri e si lasciano anche morire di inedia per la perdita del compagno, o del proprio padrone. 
E’ innegabile che le facoltà percettive di molti animali (vista, olfatto, udito, facoltà di premonizione extrasensoriali) sono di gran lunga più sviluppate che non negli esseri umani. 
L’illusione che esistano differenze tra gli uomini e gli animali viene mantenuta per timore che le somiglianze creino l’obbligo di dover accordare loro dei diritti e di dover rinunciare alla nostra arrogante supremazia su di loro: non avremmo più alcuna giustificazione morale a trattarli in modo diverso da noi. 
E’ forse l’intelligenza a rendere l’essere umano una creatura speciale e quindi con la prerogativa dell’anima? Aristotele, Leonardo da Vinci, Einstein all’età di un anno non avevano pensieri più sublimi di quelli di un cane. I primati antropoidi dimostrano relazioni filogenetiche con l’intelligenza umana uguali a quelle di un bambino di due anni, mentre queste capacità sono assenti nei bambini autistici. Questi ultimi, come i cerebrolesi, i comatosi e tutti coloro che non sono più in grado di ragionare, forse, sarebbero privi di anima perché intellettualmente poco dotati?
Le menti più illuminate della cultura laica, hanno tutti difeso l’idea dell’anima negli animali.
Diceva il matematico Renè Tom : “C’è più mistero negli occhi del mio gatto che in una galassia in fuga.”
E Victor Hugo, quasi in modo provocatorio scriveva: “Fissa lo sguardo del tuo cane e poi osa affermare che gli animali non hanno un’anima.”
Mentre Erich Fromm affermava: “L’uomo è l’unico primate che uccida e torturi quelli della sua specie”.
Con lo stesso infausto pretesto, che solo l’uomo è ad immagine di Dio, l’essere umano ha trovato modo di giustificare tutti i suoi crimini nei confronti della creazione e ha fatto della terra un’immensa camera di tortura per gli animali.
Se l’anima dell’animale non perisce con la morte del corpo è probabile che nell’aldilà ritroveremo gli animali a cui siamo stati affezionati in questa vita. Ma nello stesso tempo i macellai, i vivisettori, i cacciatori, i pellicciai, i pescatori, ognuno che mangia la carne ecc. potrebbero anche incontrare le anime degli animali che hanno ucciso e forse sarebbe certamente imbarazzante.
Possiamo forse concludere che l’anima ce l’hanno tutte le creature o non ce l’ha nessuna, perché così sembra giusto oltre che logico

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