lunedì 19 marzo 2012

Il fascino intramontabile di Valentina

30/7/2007



Tra i fumetti erotici un posto di assoluto rilievo è occupato da Valentina, la creatura nata dalla penna e dalla fantasia di Guido Crepax. Un personaggio che dalla carta stampata si è trasferito alla televisione e le cui storie hanno eccitato appassionati non solo in Italia, ma anche in Germania, Svizzera e Stati Uniti.
Secondo la sua carta d’identità Valentina nasce il 25 dicembre del 1942 e fisicamente prende ispirazione dall’attrice americana Louise Brooks, indiscussa icona della donna fatale della Hollywood degli anni Venti. E’ una donna moderna, emancipata, che vive il rapporto uomo donna in maniera paritaria ed è sfacciatamente esibizionista. Giovane, dal corpo fragile e snello, sofisticato e sensuale, ama mostrarsi nuda e per i suoi ammiratori voyeurs in stivaletti neri, corsetto, calze a rete e reggicalze di pizzo, ma con il seno costantemente in libertà, in grado di solleticare gli istinti più bassi ed i desideri più inconfessabili.
La sua prima apparizione in una storia a fumetti: la Curva di Lesmo e tra le fanciulle partorite da Crepax è la più sfacciatamente erotomane, anche se le sue colleghe sono le trionfanti interpreti di alcuni classici della letteratura erotica quali Emmanuelle, Justine e Histoire d’O.  Rappresenta il trionfo e la glorificazione del feticismo tra legacci, tacchi a spillo, fruste e dominazioni. Per lei si gettano in ginocchio vogliosi ufficiali prussiani, pugnaci cavalieri in divisa da ussari e signorotti seicenteschi. E tutti non hanno che un desiderio: spogliarla, legarla, frustarla e soprattutto essere frustati. E lei tra questo ribollire di passioni lussuriose è l’indiscussa regina.
Di professione fa la fotografa, un’attività che la porta a vivere in una labile linea di confine tra realtà, sogno e ricordo.
Le sue avventure trapassano dalla staticità della carta stampata e danno luogo alle più impensabili fantasie, grazie alla straordinaria abilità della matita cinepresa di Crepax, il quale scava e rende palpabile anche il minimo dettaglio: un battito di ciglia, il dischiudersi delle labbra, il vigoroso vibrare della punta di un capezzolo.
Il fascino perverso del suo corpo mi colpì, giovane medico e mi accompagnò per oltre trenta anni attraverso le copertine, circa 200, della rivista scientifica Tempo medico ed attraverso le avvincenti puntate mensili del quiz medico Clinicocommedia, dalla soluzione resa ancora più ardua per la visione delle procaci forme dell’improbabile dottoressa.
Le sue avventure erano, pur nella dimensione onirica, lo specchio di una certa società italiana degli anni Sessanta e Settanta. Si muoveva tra i membri di una borghesia radical chic, che acquistava l’Espresso e si infervorava per i reportage scandalistici di Camilla Cederna, che acquistava (senza leggere) i libri di Adorno e Trotzkij, che ascoltava il jazz caldo ed i concerti del virtuoso violoncellista Pablo Casals; beveva whisky on the rocks, indossava abiti di Paco Rabanne e, se le gambe e la decenza lo permettevano, indossava minigonne pop di Mary Quant. Affidava la pettinatura ai fratelli Vergottini e si vantava di non vedere mai la televisione e di non conoscere nemmeno per nome Mike Bongiorno.
In questo mondo di vip, veri o presunti, Valentina si muoveva con disinvoltura, con il suo caschetto di capelli neri all’ultima moda, bella ed irresistibile, sprizzante vitalità da tutti i pori, con gambe affusolate ed un sedere da far perdere la testa, ma soprattutto con un seno da schianto, eretto e coraggioso, in grado di affrontare e superare ogni ostacolo.

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