giovedì 29 marzo 2012

La Lega ci slega

25/8/2009

Il più antico partito politico rappresentato in Parlamento è la Lega, un paradosso scaturito dal terremoto provocato da tangentopoli, che ha cancellato pezzi di storia italiana ed ha accelerato il processo di disintegrazione delle ideologie.
Il movimento creato da Bossi ha cominciato a raccogliere consensi, portando avanti una serie di rivendicazioni legate agli interessi del nord, di quelle regioni dove si produce una parte rilevante del reddito nazionale e dove l’ insofferenza verso la burocrazia ed il clientelismo rappresentati dal paradigma di Roma ladrona aveva da tempo superato i livelli di guardia.
Si è cominciato con il folklore più strampalato e con proclami enunciati con linguaggio da trivio, dalle croci celtiche ai celodurismi antiviagra, dalle miss Padania agli scriteriati riti adoratori del dio fluviale, ma da tempo le corbellerie quasi quotidiane snocciolate dai vari gerarchetti padani costituiscono un serio allarme per tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’ unità del Paese, il buon nome dell’Italia all’estero e la serietà nella gestione degli affari pubblici. Si va dal razzismo più becero e miope alla strenua difesa del particulare, della robba, spesso del maltolto; nei giorni scorsi si è raggiunto il colmo con la richiesta per i professori per poter insegnare della conoscenza dei dialetti locali.
Ogni qual volta i parlamentari lumbard trapassano dagli angusti orizzonti delle sagre paesane e si avventurano nel, per loro alieno, mondo della cultura producono esilaranti disastri. La Lega non ha mai avuto niente da spartire con illuminati intellettuali del passato come Beccaria o Cattaneo, Manzoni o Gadda, non ha mai avuto la visione internazionale dei coraggiosi capitani d’industria, che sono stati i fautori del nostro miracolo economico, i quali, avevano i piedi ben fissi in Veneto, in Piemonte o in Lombardia, ma lo sguardo sempre verso le capitali europee, verso Londra e Parigi, Mosca e Madrid.
La dimensione leghista è unicamente provinciale, limitata alla fascia pedemontana, si nutre di residui di civiltà contadina, il suo internazionalismo si infrange sulla montagnola che cinge il suo paesello. Pensano che preservare le ricette di antiche polente sia fondamentale e confondono i canti da osteria dei tifosi orobici con i passi di Zanzotto e di altri numi tutelari delle parlate nordiche. Credono con le ronde di preservare la nostra identità e di salvarci dall' invasione extra comunitaria, non si accorgono che stanno distruggendo il poco che rimane della nostra nobile dimensione culturale.

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