lunedì 19 marzo 2012

L’insensato rito del ferragosto

16/8/2007



A un osservatore alieno, a un incuriosito marziano che osservasse dall’alto le fiumane di auto che affollano le strade italiane nei giorni del ferragosto, i terrestri apparirebbero come esseri balordi, brulicanti, imprevedibili, ma certamente privi di ogni attività cerebrale.
Memori delle periodiche transumanze del loro atavico passato di pastori erranti, gli Italiani hanno, nel dopoguerra, creato il granitico mito delle vacanze, che ha sostituito tutte le credenze precedenti. 
L’unica religione riconosciuta è divenuta il culto dell’automobile, la località di villeggiatura la Terra promessa, l’uscita cadenzata di nuovi modelli di autovetture sul mercato l’apparizione dello Spirito Santo, il denaro il mostruoso moloch al quale prostrarsi inginocchiati.
E tutti assieme, pigiati fino all’inverosimile in scatolette di latta, in partenza per il viaggio rituale, verso la meta, spesso la stessa, per cui giganteschi intasamenti a croce uncinata, esodi biblici che svuotano le città e fanno scoppiare le località di villeggiatura rendendole invivibili, al pari delle strade, delle spiagge e delle rare zone boschive divorate, giorno dopo giorno, da incendi criminali.
E al ritorno stressati, le stesse file decichilometriche, gli stessi intasamenti suicidi, lo stesso inutile martirio e nello stesso tempo la festa sacra e il disperato pellegrinaggio alla ricerca della vanità.

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