domenica 18 marzo 2012

Napoli capitale del Mediterraneo

20/2/2007


E’ di pochi giorni fa la notizia, riportata da autorevoli giornali stranieri quali lo “Herald Tribune” ed il “Frankfurter Allgemain”, che Napoli nell’immaginario popolare sta perentoriamente cessando di essere considerata soltanto “pizza e mandolino” per configurarsi più correttamente come un’antica e nobile capitale illuministica delle scienze filosofiche e delle arti, la quale poco alla volta riemerge da un ultradecennale sopore per assurgere ad un ruolo, che più le compete, di città pilota del sud dell’Europa. Napoli, città di antica cultura e di salde tradizioni, in equilibrio instabile tra un glorioso passato e l’anelito a trasformarsi in una metropoli moderna capace di amalgamare con sapienza “Ieri oggi e domani” potrebbe lanciarsi in un’ardita ipotesi di sviluppo, che le spetta di diritto, non tanto per il suo patrimonio storico-artistico e per le sue proverbiali doti umane di saggezza e tolleranza, ma soprattutto per il suo tesoro più ambito quanto misconosciuto: la gran massa di giovani, la più grande concentrazione di energia vitale del mondo occidentale, una spettacolare risorsa fino ad oggi umiliata ed ampiamente sottoutilizzata. 
Le più recenti proiezioni statistiche disegnano fra meno di vent’anni una variazione demografica fra le due sponde del Mediterraneo quanto meno inquietante. E’ previsto infatti che la popolazione di pertinenza europea (Spagna, Francia, Italia, Grecia ecc.) aumenterà di circa nove milioni, mentre le nazioni nord- africane vedranno lievitare i propri abitanti di oltre centocinquanta milioni di unità. Tenendo conto che il leggero incremento numerico che si produrrà tra i paesi latini sarà del tutto virtuale, perché provocato in larga misura da fenomeni immigratori extra-comunitari che andranno a compensare la nostra denatalità sempre più grave anno dopo anno, le preoccupazioni che la situazione possa esplodere sono più che legittime. Bisognerà riuscire a governare una situazione francamente ingovernabile. 
La soluzione di una problematica di così impellente gravità rappresenta una sfida per la prossima generazione, ma molti provvedimenti devono essere attuati subito, anche se è già tardi. Tra questi fondamentale la creazione di un importante centro decisionale europeo politico-finanziario situato nel baricentro del Mediterraneo, in grado d’indirizzare correttamente consistenti flussi monetari, tali da far lievitare in loco occasioni di lavoro e di sviluppo economico per le popolazioni nord-africane, allo scopo di arginare ondate migratorie di dimensioni bibliche che finirebbero per stravolgere e travolgere la nostra stessa civiltà. Queste improcrastinabili decisioni, come trapela sempre più tra i membri dell’ Europarlamento stanno per essere prese, anzi si sta allestendo un programma di vasto respiro che preveda di identificare una città pilota in grado di assumersi il ruolo, non solo simbolico, ma principalmente operativo di capitale del Mediterraneo. 
Si vocifera sempre più insistentemente che la scelta dovrebbe privilegiare Barcellona , una città che negli ultimi anni ha avviato un prodigioso sviluppo urbanistico. Per Napoli, antica capitale, si tratterebbe di una nuova beffa e di una grande occasione perduta in un momento drammatico per la città, decapitata dei suoi pochi centri decisionali, uno dopo l’altro, in ultimo, perdita gravissima, del Banco di Napoli, colonizzato da una banca del nord. E Napoli avrebbe tutti i titoli, geografici, storici ed antropologici per candidarsi a capitale del Mediterraneo, solo che volesse credere in questo ruolo, sorretta, impresa improba, dall’opinione pubblica e dai suoi figli migliori, gli intellettuali, che dovrebbero battagliare, al di là della propria fede politica, affinché questo sogno possa realizzarsi. Sotto il profilo geografico si può immaginare una grande città collocata in un baricentro più strategico di quello partenopeo, con un porto attrezzato, pur con notevoli margini di sviluppo, ed un entroterra ben collegato ad una efficiente rete autostradale? La nostra storia è tra le più gloriose, anche se poco nota, ma l’aspetto peculiare più pregnante della nostra civiltà è costituito dalla tolleranza, che oggi ci fa costruire a Ponticelli una grande moschea e che ci ha permesso nel corso di duemila e cinquecento anni di fagocitare tutti gli invasori venuti da Oriente e da Occidente e di recepire, in un mirabile crogiuolo, da ognuno i lati positivi, respingendo quando possibile i negativi. 
Così dai Greci abbiamo ereditato, oltre alla finezza del ragionamento ed all’amore per la conversazione, quella capacità di arrangiarsi che distingue il napoletano, ed inoltre una non sopita attrazione paganeggiante verso il mondo dei morti e dei riti esoterici, tanto da far convivere senza problemi nelle catacombe di san Gennaro un enorme fallo, simbolo della fertilità, al Cristo risorto. Dagli Spagnoli, oltre alla camorra con le sue immutate regole, giunta tra noi nel XVI secolo, abbiamo trasfuso nel nostro codice genetico l’amore per il sangue e per la barocca gestualità, il fuoco della follia e la profondità dello sguardo. E tanto abbiamo ereditato a volte senza accorgercene da Egiziani e Normanni, da Angioini ed Austriaci. Nello stesso tempo il nostro spirito libertario ha impedito a potentissimi imperi di dettarci leggi e costumi in disaccordo col nostro carattere, così i Romani non riuscirono ad imporci la loro lingua e gli Spagnoli, caso unico al mondo, fallirono, nonostante un ripetuto impegno, nel tentativo d’ introdurre presso di noi l’odiosa Inquisizione. Napoli capitale del Mediterraneo è un sogno malizioso, ma non proibito, la cui realizzazione è in gran parte nelle nostre mani se una volta tanto intellighenzia e politici, sindacalisti e mass media facessero fronte comune per assicurare alla città una risorsa prodigiosa che vale, oltre al prestigio, migliaia di posti di lavoro di cui tutti noi abbiamo assoluta necessità. 

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