domenica 25 marzo 2012

Quale mondo dopo la crisi?

29/4/2009

Nessuno aveva previsto la tempesta finanziaria che si è abbattuta come una folgore sui mercati internazionali e nessuno ha la ricetta giusta per uscire dalla crisi, né i governi, né le banche centrali, nonostante previsioni contrastanti si accavallino: depressione, deflazione, cenni di ripresa. Il giocattolo con il quale si sono dilettati per anni i boss della finanza criminale si è rotto e certamente non si potrà riparare. Il signoraggio mascherato che si è praticato spudoratamente sulla pelle di centinaia di milioni di sprovveduti risparmiatori non potrà ripetersi.
L’aver creato per anni falsi bisogni, in omaggio al moloch insaziabile del consumismo, aver alimentato un indebitamento spropositato dei cittadini per comprare beni dei quali non avevano reale necessità, ha innestato un meccanismo perverso che non poteva non deflagrare con effetti disastrosi. La formula che si sta seguendo attualmente di curare il debito con un altro debito non porta da nessuna parte; i governi hanno nazionalizzato le banche, utilizzando un denaro che non possiedono ed hanno semplicemente trasformato un debito privato in un debito pubblico, ipotecando pericolosamente il futuro e con grave nocumento per i nostri figli e nipoti.  
Dalle ceneri di un  capitalismo sfrenato e senza regole dovrà necessariamente sorgere un mondo nuovo, tutti noi dobbiamo impegnarci che sia un mondo migliore, ci vorranno una ferrea volontà e la consapevolezza di essere gli artefici di una rivoluzione culturale che, dimenticando l’economia centralizzata di tipo sovietica, già fallita negli anni Ottanta e l’economia di mercato senza restrizioni e controlli, la quale sta crollando miseramente sotto i nostri occhi, sia in grado di creare un nuovo modello di sviluppo, rispettoso delle improcrastinabili esigenze ecologiche e dell’esaurimento delle risorse, capace di procurare benessere più che beni materiali e che cerchi di colmare le diseguaglianze di reddito tra i cittadini e tra i popoli.
La crisi potrà allora rappresentare un’opportunità per arginare i rischi mortali di una globalizzazione anarchica, che in breve avrebbe travolto la nostra ideologia basata sull’egoismo e sull’individualismo e messo in discussione la stessa democrazia, dimostratasi inadeguata a gestire il caos nelle transazioni internazionali di merci e denaro.
Il futuro del mondo è legato all’istaurarsi di un’economia mista, nella quale pubblico e privato sappiano convivere, ma fondamentale resta la necessità di un diritto ed un  governo planetario, che garantisca una più equa ripartizione delle risorse. I mercati finanziari, globali per definizione, non possono resistere senza una normativa internazionale e senza uno Stato sovranazionale che la faccia rispettare.
Siamo al day after di una guerra nucleare che ha distrutto le nostre certezze, ma ha lasciato in piedi le fabbriche ed i vita i lavoratori, bisogna approfittare di questa circostanza ed impegnarsi, in primis politici ed intellettuali, a disegnare un mondo migliore, che superando la crisi garantisca benessere ed uguaglianza universali.

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