martedì 27 marzo 2012

Requiem per il Karama

14/5/2009

Napoli - Un urto con un bulldozer ed è andato distrutto il Karama la leggendaria barca del comandante Achille Lauro, la cui figura attende ancora, paziente, una rivalutazione storica completa fino ad ora negata per l’ottuso ostruzionismo di una sinistra in avanzato stato di decomposizione. 
Tanti aneddoti su questa superba reginetta dei mari mi sono stati raccontati mentre compilavo il mio libro sul Comandante “Achille Lauro superstar”(consultabile su internet) ne ho scelto un paio che ci restituiscono il ritratto di un uomo genuino amante delle bellezze della natura e della vita. Achille, quando compar iva in pubblico amava vestire sempre con grande eleganza, profumatissimo, in dop pio petto con l’immancabile fazzoletto a triangolo nel taschino, tutto firmato dalla camicia alle mutande di seta preziosa, siglate con le iniziali. Spesso si cambiava più di una volta da capo a piedi, se doveva partecipare a diverse cerimonie. 
D’estate questa regola era s travolta e volentieri egli amava vestirsi in maniera casual, come solo i veri ricchi posso no permettersi senza scadere di tono. Con la sua barca, il Karama, amava veleggiare lungo la costa azzurra, con a bordo 11 marinai e l’affascinante Eliana. Quando scendeva a terra gli bastavano un paio di rumorosi zoccoli, un calzoncino ed una canottiera colorata, oltre ad un basco messo di tre quarti che gli donava una certa aria francese. Spesso comprava personalmente il pesce, mostrando grande competenza nell’esaminare il colore delle scaglie e la lucentezza degli occhi. 
Scambiato per un cuoco, i negozianti si meravigliavano quanto assomigliasse al suo padrone: il mitico Comandante. Questa divisa poteva forse andare bene per il mercato, un po’ meno per fare acquisti da Cartier, ma il nostro eroe, avendo adocchiato nella vetrina uno scintillante monile, che riteneva potesse essere degno di adornare il seno prosperoso della sua bella, non esitò ad entrare nel favoloso negozio per chiederne il prezzo. I commessi furono incerti se fosse il caso di rispondere ad un personaggio così poco raccomandabile, ma alla fine, per dovere di ufficio, sciolsero il quesito: 95 milioni. “E’ un po’ caro, ma se me lo date per 90 milioni lo prendo”. Ancora più meravigliati dalla proposta, i commessi consultarono il direttore, che sdegnato esclamò: “Cartier non fa sconti!”. Lauro non batté ciglio e tornò sulla sua barca . 
Gli impiegati della esclusiva gioielleria raccontarono divertiti l’episodio a più di un cliente e rimasero di sasso, quando uno di questi, un noto camorrista in libera uscita, identificò nel canuto vegliardo il Comandante, da lui incontrato poche ore prima sul molo. Il direttore si affrettò a far pervenire a Lauro la preziosa collana impacchettata con cura presso il Karama, con un fascio di fiori per la signora ed una lettera di scuse, in cui si spiegava che il prezzo era naturalmente 90 milioni, da pagare con comodo. Il vecchio capitano sorrise sornione mentre cingeva orgoglioso la collana al collo della sua amata amante; nel pomeriggio poi da Napoli il fido Manfellotto, con un bonifico internazionale, provvide a saldare l’improvviso capriccio del suo padrone. Michele Cappiello, motorista del Karama, lo splendido veliero privato di Lauro, rievoca la bonaria severità che regnava a bordo, ove l’ordine e la pulizia erano imperativi categorici da rispettare. Il grande capo voleva che tutti gli ottoni luccicassero a furia di olio di gomito. 
L’equipaggio, per lavorare di meno, aveva escogitato di salvaguardare tutta la superficie da lucidare con dei panni di copertura, da mettere la sera e togliere al mattino, ma non aveva calcolato le sveglie antelucane di don Achille, il quale, scoperto lo stratagemma, volle punire i marinai per la loro ingenua furbizia. “Qual è la vostra cena questa sera?” “Un uovo sodo soltanto!” “Bene mangerete mezzo uovo a testa!” 

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