sabato 24 marzo 2012

Stupro culturale

2/3/2009


Un discorso che farà incazzare in egual misura femministe e benpensanti quello che ci apprestiamo ad affrontare, ma che non può essere evitato, perché altrimenti non si va da nessuna parte.
I sempre più frequenti episodi di violenza sessuale verso le donne, spesso ad opera di immigrati, ha scatenato un giusto allarme sociale, ma è mancata sui mass media una seria discussione sull’origine del fenomeno e sui possibili rimedi.
Bisognerebbe riflettere sulla nefasta abitudine del sesso libero e dell’esposizione del corpo nudo della donna, che caratterizza la nostra società e che costituisce un potente richiamo per individui, di cultura diversa, lontani da casa e soprattutto, arrapati cronici.
Far vedere una vivanda appetitosa non contribuisce certo a placare la fame, è come mostrare la droga ad un tossico in crisi di astinenza o dell’acqua ad un assetato.
Le pulsioni sono difficili da controllare per una persona normale, diventano ingovernabili per soggetti provenienti da paesi dove il corpo della donna è tabù; è un comportamento ipocrita prendersela solo con il criminale senza fare niente per affrontare le cause che hanno favorito il delitto.
Come arginare il problema? Un poliziotto in ogni strada? Schierare l’esercito? Le ronde?
Oppure convinceremo le popolazioni che ancora considerano il sesso un frutto proibito ad uniformarsi alle lascive abitudini occidentali con tutto ciò che di devastante esse comportano in fatto di sfascio della famiglia, deriva dei costumi e figli sbandati?
Aumenteremo le pene per gli stupratori, li castreremo chimicamente o con appositi forbicioni,  mettendo così a tacere la nostra coscienza, anche se non servirà a nulla come la pena di morte non riesce a ridurre i crimini.
Il sesso è un’arma micidiale a doppio taglio che l’umanità non è in grado di gestire senza causare gravi ferite a se stessa.
I mezzi di comunicazione di massa sono responsabili non solo di proporre immagini di sesso come innocente piacere senza effetti collaterali, ma di incitare anche i sassi a fare sesso, incuranti degli effetti che può produrre in chi non è in grado di dominare i propri impulsi.
Non vi è trasmissione televisiva che non esponga donne seminude o filmato che non si risolva in un amplesso fine a se stesso o in una eclatante quanto diseducativa manifestazione di violenza.
La colpa è soprattutto di coloro che condizionano i nostri desideri, consci ed inconsci, il potere economico che  pur di vendere un prodotto si serve dell’oggetto del desiderio femminile come specchietto per le allodole senza preoccuparsi degli effetti collaterali che produce.
Le immagini degli spot pubblicitari non hanno forse lo scopo di far emulare, far nascere il desiderio di quel prodotto? Perché il sesso non dovrebbe produrre gli stessi effetti?
Le famiglie, la scuola, lo Stato, devono educare la gente alla moderazione, all’autocontrollo, alla finalizzazione.
Ma soprattutto la donna deve essere consapevole che può essere oggetto di forte desiderio e che, finché l’umanità non sarà migliore, la condotta più efficace è la prudenza.
Nessuno sembra interessato a combattere le radici del fenomeno: è più semplice e più conveniente intervenire sugli effetti, anche se il risultato è penosamente nullo.

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