venerdì 23 marzo 2012

Una mostra sull'orrore delle carceri

3/12/2008

Opere di Piranesi e Muniz nel Castello Odeschalchi

Il lago di Bracciano, con una serie di paesini che si affacciano sulle sue acque, è un luogo delizioso, dominato dalla mole maestosa del Castello Odescalchi, antico maniero oggi cornice di leggendari matrimoni, ultimo della serie quello di Tom Cruise e sede di mostre interessanti ed originali. Attualmente, fino al 15 dicembre, nella sala delle armerie, è visitabile una rilettura di otto tavole di Giovan Battista Piranesi, incise nel Settecento da parte di un brillante artista brasiliano contemporaneo Vik Muniz.
Il tema della rassegna sono le carceri, argomento di grande attualità, che sempre più spesso conquista le pagine dei giornali per le squallide condizioni di vita nei penitenziari italiani, che nulla hanno da invidiare a quei lugubri luoghi di pena magistralmente descritti dal genio veneziano.
Il messaggio del Piranesi rappresenta una chiara denuncia della galera come luogo nel quale venivano inflitte pene detentive da sopportare in condizioni inumane, che ripugnavano la carità cristiana e rappresentavano un'offesa alla dignità umana. La privazione della libertà era aggravata dalla penuria di luce e da un'atmosfera lugubre in ambienti umidi e malsani che facevano rapidamente ammalare i prigionieri. L'opera del Piranesi, basata su architetture folli e visionarie, dalle quali prenderà ispirazione Escher per creare i suoi fantasmagorici labirinti comunicanti, è stata nei secoli molto apprezzata ed ha emozionato grandi spiriti che hanno commentato il suo lavoro, da Victor Hugo "la mente nera del Piranesi"..., a Marguerite Yourcenar " le grandi carceri offrono una sorta di immagine capovolta della grandezza romana e barocca riflessa nella camera oscura di una mente visionaria" ed in tanti hanno cercato di decriptare il suo lavoro, l'imponenza annichilente del suo impenetrabile vedutismo.
Dimensioni ed architetture spaziali illusionistiche, mai descritte prima, megalomania funebre, magnificenza onirica ed ossessione della costrizione porteranno l'osservatore a riconoscere in quelle tavole la più violenta e sconvolgente narrazione del buio secolare, dal quale l'illuminismo avrebbe dovuto liberarlo, accendendo le luci della ragione negli abissi sociali e naturali dell'uomo. La loro potenza emotiva ed ipnotica attraverserà i tempi influenzando romanticismo e surrealismo, contaminando ancora oggi l'arte e la cultura contemporanea. Vik Muniz gioca sulla qualità di verosimiglianza e d'illusione del vero offerta dalla fotografia come mezzo per riprodurre, attraverso l'immagine, la realtà di un mondo dominato dalla disperazione e dalla sofferenza.
Dopo la visita alla mostra è consigliabile, per rinfrancare lo spirito, un giro sulle rive del lago fino ad Anguillara Sabatia, dove, in un'aula del municipio, è possibile ammirare un rarissimo affresco, di recente scoperto, che raffigura una pianta della città di Napoli coeva alla celebre Tavola Strozzi. Chi volesse saperne di più può consultare su internet un mio scritto sull'argomento: Una nuova antica immagine della città di Napoli.

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